Valeria Ruggeri manages a livestock farm with her husband. They produce raw milk from about 2200 cattle and cultivate 300 hectares of land to produce feed for their animals. A farm that, despite its intensive management, made sustainability and cow-comfort a must for its business. Valeria has a law degree but is completely engaged in the agricultural activity of her husband’s family farm, who have managed livestock for decades. Year after year, the farm has been transformed into an innovative business which uses sensors, precision farming and digital solutions. We had a talk with Valeria about innovation and women in agriculture.
VALERIA, WHAT DOES INNOVATION MEAN FOR YOUR BUSINESS?
We have been using innovative tools for many years which helped us improve our sustainability throughout our livestock. But we realised that we were missing a component: the ability to integrate and compare all data collected through the different tools used. I believe innovation to be this: managing data. We collect data from the barn, cattle wellbeing, the use of medicinal products, the ground of the fields, and from the performance of crops. But we just recently started working with a system, provided by Coldiretti, which allows all this data to talk to each other and give us an overview of results.
WHAT ARE THE BENEFITS AND OPPORTUNITIES COMING FROM THIS INTEGRATED DATA MANAGEMENT?
There are mainly two benefits. Firstly, improving the performance of the farm so that we can reduce costs while increasing milk quality thanks to more efficient management of the cattle, which respects animal welfare. Secondly, it gives us the opportunity to derive value from this data along the supply chain. To date, other parts of the milk supply chain (processors and retailers), have collected and exploited the value of our data. As farmers, we have the opportunity to reclaim this valuable data and disseminate it further. For example, consumers have become very interested in food quality and animal wellbeing, asking for information and clarification about the food they consume. It should be the role of the farmers to provide these answers based on objective data obtained from the farm. I believe women also have an extra advantage in achieving this goal.
WHAT ADVANTAGE?
Data management requires meticulous, precision organisation which I deem to be female qualities. This opens up the possibility of creating a new opportunity for women to be heard on the farm by expressing their creativity while also utilising data management to support women in agriculture, in particular the livestock sector. Within this sector you have to move large, heavy animals and a woman’s physicality can sometimes be a limitation. However, data management removes any possible physical barrier to women performing a task. In addition, data management allows farmers to plan in advance therefore reducing time on the farm which is crucial for women as, still today, it is more common for the woman to takes care of the family, children, and the home. Being in a position to plan agricultural activities, thanks to efficient data management, enables a female farmer to perform all tasks on and off the farm without compromising anything.
HOW CAN WE SUPPORT WOMEN IN THIS ROLE?
It is necessary to invest in training and education. Skills that enable women to apply methodical techniques to agriculture are necessary. Specific training on data management should be provided to allow both male and female farmers reinvent themselves. Not all farmers have the capabilities or infrastructure to collect and manage data and they should be supported in this process.
WOULD YOU ADVISE OTHER WOMEN TO WORK IN THE AGRICULTURAL SECTOR?
Sure! I have a different background but I’m really happy with my choice and my job. I suggest other women who are considering a life in agriculture to do so with one eye on innovation; particularly those who grew up on a farm and don’t see other ways to manage one. Agriculture has been a male dominated sector for a long time but women can play a crucial role specifically in relation to data management. I think women are needed, particularly in the livestock sector, as they bring valorisation typical of the female sensibility. A similar approach has been taken by women farmers in the wine sector. And this is the moment to act: agriculture is now again at the core of many policies and women should exploit this opportunity.
ITA
Valeria Ruggeri gestisce, insieme al marito, un’azienda zootecnica. Producono latte crudo da circa 2200 bovini e coltivano 300 ettari di terreno per produrre mangimi per i loro animali. Un’azienda che, nonostante la gestione intensiva, ha fatto della sostenibilità e del comfort delle mucche un must della sua attività. Valeria è laureata in giurisprudenza ma è totalmente impegnata nell’attività agricola nell’azienda di famiglia del marito, che gestisce il bestiame da decenni. Anno dopo anno, l’azienda si è trasformata in un’impresa innovativa che utilizza sensori, agricoltura di precisione e soluzioni digitali. Abbiamo parlato con Valeria di innovazione e donne in agricoltura.
Valeria, cosa significa innovazione per la vostra azienda?
Nel nostro allevamento, da molti anni utilizziamo strumenti innovativi che ci hanno aiutato a migliorare la nostra sostenibilità. Ma ci siamo resi conto che ci mancava una componente: la possibilità di integrare e confrontare tutti i dati raccolti attraverso i diversi strumenti utilizzati. Credo che l’innovazione sia questa: la gestione dei dati. Raccogliamo dati sulla stalla, sul benessere del bestiame, sull’uso dei medicinali, sul terreno del campo e sulle prestazioni delle colture. Ma da poco abbiamo iniziato a lavorare con un sistema, fornito da Coldiretti, che permette a tutti questi dati di dialogare tra loro e di avere una visione d’insieme.
Quali sono i vantaggi e le opportunità derivanti da questa gestione integrata dei dati?
Sono principalmente di due tipi. Da un lato, il miglioramento delle performance dell’azienda, in quanto possiamo ridurre alcuni costi senza diminuire, anzi aumentando, la qualità del latte grazie a una gestione più efficiente del bestiame, nel rispetto del benessere animale. Dall’altro, ci dà la possibilità di ricavare valore da questi dati lungo la filiera. Finora, infatti, altri attori della filiera del latte, come i trasformatori e i rivenditori, hanno raccolto e sfruttato il valore dei nostri dati. Mentre noi, come agricoltori, dobbiamo recuperare questo valore e diffonderlo. I consumatori sono sempre più interessati alla qualità degli alimenti, al benessere degli animali, chiedono informazioni e chiarimenti: sono gli allevatori a dover dare loro risposte, supportate da dati oggettivi. In questo processo, le donne hanno una marcia in più.
Quale?
La gestione dei dati richiede meticolosità, precisione, organizzazione, che sono già qualità femminili. E apre la possibilità di creare un nuovo story telling dell’azienda agricola in cui le donne possono esprimere la loro creatività. Allo stesso tempo, la gestione dei dati è una grande opportunità per le donne in agricoltura, in particolare nel settore zootecnico. Qui si devono spostare animali di grandi dimensioni e la fisicità delle donne può essere un limite. Ma se si tratta di gestire i dati, non c’è alcun divario fisico che possa impedire alle donne di svolgere qualsiasi compito. Inoltre, la gestione dei dati richiede e permette di programmare a lungo termine le attività agricole, risparmiando molto tempo, che è fondamentale per le donne. Ancora oggi, è la donna a prendersi cura della famiglia, dei figli e della casa. Essere in grado di pianificare le attività agricole, grazie a una gestione efficiente dei dati, le permette di svolgere tutti i compiti senza dover rinunciare a nulla.
Come sostenere le donne in questo ruolo?
È necessario investire in formazione e istruzione. Sono necessarie competenze che permettano alle donne di affrontare l’agricoltura con tecniche metodiche che già appartengono alle donne. Dovrebbero essere organizzati corsi specifici sulla gestione dei dati per permettere a loro, ma più in generale agli agricoltori, di reinventarsi. Gli agricoltori non sono ancora, almeno non tutti, strutturati per raccogliere e gestire i dati. Dovrebbero essere supportati in questo processo.
Consiglierebbe ad altre donne di lavorare nel settore agricolo?
Certo! Io ho un background diverso ma sono molto contenta della mia scelta e del mio lavoro. Suggerisco ad altre donne di intraprendere con un occhio aperto all’innovazione, soprattutto a quelle che sono cresciute in un’azienda agricola e non vedono altro modo di gestirla che quello tradizionale. L’agricoltura è stata per lungo tempo un settore maschile, ma le donne possono svolgere un ruolo cruciale proprio legato alla gestione dei dati. Le donne sono necessarie soprattutto nel settore zootecnico che richiede quella valorizzazione tipica della sensibilità femminile che molte agricoltrici hanno fatto nel settore vitivinicolo. Questo è il momento di agire: l’agricoltura è di nuovo al centro di molte politiche e le donne dovrebbero sfruttare questa opportunità.